le frontiere della genetica

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In Italia le ricerche sono all'avanguardia nella prevenzione delle malattie genetiche: fino a che punto occorre spingersi nella ricerca?



Sembra una pecora come tante altre ma dietro alla sua nascita ci sono le aspettative di molti scienziati illustri ed altrettanti collaboratori meno famosi. Si chiama Dolly ed è la prima pecora clonata nella storia della scienza. I risvolti che porterà l’applicazione di questo procedimento ai vari campi della ricerca sono molteplici e inquietanti, ma sicuramente sbalorditivi.

La clonazione permette di riprodurre un individuo già esistente utilizzando il materiale genetico di una sua cellula trapiantato in un’altra a sua volta installata nell’organo riproduttore di un qualsiasi individuo femmina della stessa specie del donatore.

Questa tecnica trova impiego in vari campi della ricerca: facilita la produzione di animali ad alto valore nutrizionale che potrebbero risolvere il problema della fame nel mondo, permette di riprodurre esemplari di suini o scimmie con organi particolarmente compatibili e quindi trapiantabili sull’uomo, agevola la ricerca dei laboratori che lavorano su patologie geniche.

Naturalmente, se fossero solo questi gli intenti da realizzare, scoperte di questa levatura sarebbero accolte con il massimo entusiasmo e la sicurezza di utilizzarle per fini nobili, ma come tutti sappiamo l’uomo non è perfetto e per ogni conquista raggiunta ci vogliono leggi adeguate che ne regolino l’impiego.

A questo proposito sono già all’opera gli inglesi, infatti hanno istituito una commissione che impedisca la clonazione di embrioni umani, ma anche su questo è polemica poiché alcuni scienziati obiettano che la sperimentazione umana potrebbe contribuire in modo determinante per il progresso della medicina.

Dagli Stati Uniti arrivano notizie di altri animali clonati e questa volta sono scimmie, all’ombra dell’entusiasmo per questo nuovo successo si cela però la consapevolezza che il passo seguente coinvolgerà l’uomo e Dio solo sa in quali termini.

Anche a Roma si lavora sul codice genetico, ma sembra che l’intento sia applicato unicamente a scopo terapeutico ovvero che si lavori per riuscire a duplicare solo alcuni segmenti di DNA che verranno sostituiti laddove essi siano difettosi, impresa questa assai più ardua della clonazione ex novo in quanto necessita di una conoscenza ben più approfondita del genoma umano che solo in questi ultimi anni si sta realizzando in modo soddisfacente.

Le nuove frontiere della scienza non si fermano tuttavia qui e, se il problema della propria perpetuazione sembra oramai risolto dai recenti traguardi in materia di clonazione, il problema della clessidra che misura il tempo della nostra esistenza è in via di risoluzione. Infatti per i curiosi o i maniaci dell’organizzazione che volessero sapere la loro data di “scadenza” in modo da potersi regolare di conseguenza, esiste un test in grado di predire il momento in cui il nostro orologio biologico scaricherà le sue batterie vitali.

Di conquiste ne sono state ottenute tante e nei più svariati campi dello scibile umano ma forse esistono alcuni limiti ai quali ci si dovrebbe attenere per evitare che tutto questo si ritorca contro di noi.

Per info sulle malattie genetiche e sulla ricerca: Telethon 2001

Cosa ne pensate sulla possibilità di essere clonati e sulle ultime ricerche scientifiche? Aspettiamo i vostri commenti

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Redazione Universinet Magazine
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