a londra io c’ero: uno studente racconta le bombe

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LONDRA – Salve, mi chiamo F.P. , sono un ragazzo italiano di 20 anni e studio a Londra. Dopo gli eventi del 7 Luglio, sono costretto a prendere la Jubilee Line e scendere un po’ prima per via della chiusura di alcune stazioni della metropolitana… In quest’ultimo periodo mi trovo in una situazione drammatica, ma che ai miei occhi appare decisamente incredibile, o per meglio dire, inverosimile. Dopo gli eventi del 7 Luglio, sono costretto a prendere la Jubilee Line e scendere un po’ prima per via della chiusura di alcune stazioni della metropolitana, esattamente presso la stazione di Green Park. Ho saputo nel tardo pomeriggio che è stata chiusa, insieme a Leicester Square e altre che non ricordo, e che sia la Victoria Line che la Northern Line sono sospese, insieme a un paio di stazioni (South Kensington tra queste) della District Line. La Circle Line continua ad essere chiusa. Oggi dovevo seguire delle lezioni dalle 9 alle 11.55 e dalle 14.05 alle 15. Ebbene, stamattina tutto regolare. Alle 11.55 sono uscito dal college come da programma, e sono tornato indietro al mio residence per il pranzo con la metropolitana (Jubilee Line), entrando da Green Park e uscendo dalla stazione di Southwark. Prima, però, sono passato da un supermercato per acquisti vari. Fin qui, tutto bene. Sono entrato nel residence e sono salito nella mia camera. Ho impiegato circa 5 minuti per mangiare qualcosa, e in fretta (per via della lezione delle 14.05) sono ridisceso (erano le 13.50 ora locale) per prendere nuovamente la metropolitana (Jubilee Line) da Southwark.
Alla reception del residence, quando mi hanno visto uscire, mi è stato detto, in modo quasi apprensivo (quasi ad augurarmi buona fortuna), di stare attento perchè la Polizia aveva trovato un’altra bomba. In un primo momento, ho pensato ad un falso allarme…quasi ad uno scherzo. Non ho dato troppo peso alla cosa, così sono uscito ugualmente come se nulla fosse, e mi sono recato alla stazione di Southwark. Ebbene, la stazione l’ho trovata chiusa insieme a tre agenti della sicurezza in sorveglianza e in costante contatto via radio con – evidentemente – il comando di Polizia o i loro responsabili. Ho chiesto ad uno di loro se la metropolitana stesse circolando: mi ha risposto negativamente, e che non sapeva se e quando sarebbe ripartito il servizio. Io, però, ho deciso di proseguire a piedi fino alla stazione internazionale di Waterloo, non molto distante, collegata sempre alla Jubilee Line (oltre che ad altre due linee), e decisamente più grande di Southwark. E’ stato qui che mi sono accorto della situazione di gravità presente. Ambulanze e furgoni di unità cinofile, oltre ad auto con sirene a tutto volume e tutta velocità della Polizia scorazzavano nel traffico intenso. Ho deciso di tentare ugualmente di prendere il metrò, sempre sulla Jubilee Line, per non mancare alla lezione. Ore 14 circa.
La stazione di Waterloo, sebbene sotto gli occhi di decine di poliziotti, continuava a svolgere il suo servizio. E’ stato qui che ho sentito le prime notizie delle sospensioni di alcune linee di metropolitana trasmesse dagli altoparlanti della stazione (tra queste non c’era ancora la Jubilee Line), oltre alla comunicazione presente sul cartellone all’entrata nelle piattaforme della stazione. Sono salito sul primo treno diretto a Green Park. In treno mi è sembrato che nessuno sapesse ancora nulla di nulla. In effetti, nessuno si sarebbe immaginato un altro attacco con tutta la Polizia presente ma soprattutto dopo la recente riunione del Primo Ministro con i leader musulmani e con tutto l’irrigidimento di controlli che si è avuto dopo gli attentati del 7 Luglio. In treno, alla fermata di Westminster, è stata data la notizia che alcune stazioni lungo la Jubilee Line stavano venendo chiuse per motivi di sicurezza e che quindi il treno non vi si sarebbe fermato. Tra queste, proprio Green Park, la mia destinazione. Poco prima di salire sul treno, ho contattato i miei genitori in Italia per sapere se c’erano notizie in merito a quanto stava accadendo. Le notizie che avevo erano frammentarie: avevo solo le informazioni datemi a mo’ di avvertimento dalla reception. Mia madre, collegata ad Internet, mi iniziava così a leggere le prime notizie apparse sul sito del Corriere della Sera. E’ stato qui che ho appreso tutta la gravità di quanto stava succedendo. Salito sul treno, è caduta la linea per motivi di mancanza di segnale. Sono sceso dunque all’ultimo minuto alla stazione di Westminster, e salgo in superficie.
Mi trovo proprio davanti alle Houses of Parliament. Si sente un gran rumore di sirene: unità cinofile, vigili del fuoco e auto della Polizia. Tento di contattare nuovamente i miei genitori per rassicurarli e per sapere qualche altra notizia, ma il telefonino non funziona: e stavolta il segnale non c’entrava. Il segnale era fortissimo (essendo in pieno centro di Londra) e anche sotto rete UMTS. Ricevo una serie di messaggi SMS di avvertimento dal mio operatore telefonico che mi avvisano che un numero (quello dell’ufficio di mia madre) aveva provato a contattarmi. Ma non c’era linea! Improvvisamente, mentre tento di telefonare, fermo davanti sulla strada ad angolo col Big Ben, ecco arrivare un furgone pieno di poliziotti. Sono tutti armati di mitra, e l’immagine mi ha fatto decisamente impressione. Mi è sembrato di stare in guerra, o in uno di quei filmati che vedo in TV provenienti dall’Iraq. La gente, stupita ed attonita, si è pietrificata. Gli agenti, con il loro mitra ben in vista, hanno iniziato a farci evacuare l’area adducendo come spiegazione i soliti motivi di sicurezza. In fila, me compreso, ho iniziato a camminare verso la zona indicataci dagli agenti. E’ qui che ho scattato la foto che vi allego (vedi inizio dell’articolo, Ndr). Nel frattempo, altre decine di poliziotti stavano arrivando. Un ragazzo, spaventato, molto probabilmente nordafricano, mi ha chiesto cosa stesse succedendo. Un po’ intimorito anch’io, gli ho detto che alcuni ordigni erano esplosi nel metrò, uno, sembra in uno zaino. Erano le informazioni che ero riuscito a carpire da mia madre prima di salire in metropolitana. Fermatomi in un’aiuola per fare un pò il punto della situazione…e capire se fosse meglio tornare in residence o proseguire normalmente (si fa per dire) la giornata, ho notato che gli agenti della sicurezza stavano chiudendo la stazione da dove ero appena uscito. Mi sono divincolato dalla folla cercando di raggiungere il ponte di Westminster, deciso oramai a prendere la via del ritorno (la lezione…ancora adesso non lo so se si è tenuta…era ormai persa).
Nel percorso ho notato che i nastri di demarcazione della Polizia erano tutt’intorno alle strade, il traffico bloccato. Alcuni agenti della sicurezza che cercavano di dirigerlo. Ai lati della strada furgoni (circa una decina ne ho visti) parcheggiati ai lati della strada. Il Ministero della Difesa, presente proprio lì, presidiato da altri agenti, il cancello chiuso. Sono salito sul ponte e l’ho attraversato. Ed eccomi dunque ai piedi del London Eye: già dal ponte mi sono accorto di qualcosa che non andava. Era fermo. Finito il ponte, mi accorgo che tutta l’area ai suoi piedi è stata evacuata ed è ora delimitata dai nastri di demarcazione, che arrivano fino alla fine dell’Acquario. Il parco adiacente è stato «risparmiato», dunque mi sono diretto lì. Tutt’intorno c’erano parecchi agenti e addetti alla sicurezza del London Eye (questi ultimi venivano «interrogati» da alcune persone che volevano sapere qualche notizia, altre che, con la prenotazione in mano, chiedevano spiegazioni e informazioni sul da farsi. E pensare che sono salito sul London Eye proprio un paio di giorni fa…senza alcun problema, a parte i nuovi controlli con metal detector e apertura di borse e zaini.

Redazione Universinet Magazine
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