Attilio celant: scegliere la facoltà di economia

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Universinet.it- Perchè uno studente dovrebbe iscriversi alla facoltà di Economia? I consigli e gli errori da evitare nell’intervista al Preside di una delle facoltà di Economia più grandi d’Europa.


ROMA – Prego, vuole una ciliegia? Non resisto e mi servo dal cestino di vimini poggiato sulla scrivania del Preside di una delle facoltà di Economia più grandi d’Europa, il Prof. Attilio Celant.

-Perchè uno studente dovrebbe iscriversi a questa facoltà?
Perché è la facoltà che per eccellenza si rivolge al mondo dell’Economia, abbracciando una gamma di attività così estesa per le quali non solo è relativamente più semplice trovare poi una occupazione, ma anche dà una amplissima gamma di possibilità per esprimere ciascuno la propria vocazione professionale, che può andare dall’insegnamento (per quanto oggi una strada un po’ preclusa) a tutto il mondo delle professioni, a quello delle attività produttive, al sistema bancario, alla finanza: insomma una gamma di attività enormi e con grandi possibilità occupazionali.

-Quali doti bisogna possedere per dedicarsi a questo tipo di studi?
Questo è abbastanza complicato da definire, comunque direi una propensione per gli studi formali: non moltissima dimestichezza, ma almeno una certa predisposizione per materie come la matematica e la statistica. Nel contempo, è necessaria una capacità non dico di interpretazione dei fatti economici, ma di lettura dei fenomeni sociali, alla quale si associa poi una predisposizione ad interpretare il mondo della norma e del diritto: questa è una facoltà che ha diverse anime e pertanto, se da un canto dà maggiori capacità di andare verso l’esterno, d’altro canto richiede un certo eclettismo da parte degli studenti.

-In particolare, questa Facoltà di Economia cosa offrirà alle matricole?
I punti di forza di questa facoltà sono in primo luogo una pluralità di offerte formative: sono presenti a Roma almeno 10 corsi di laurea triennale, quindi un’offerta molto flessibile. In secondo luogo, la dislocazione territoriale per cui copriamo i bacini di Latina e del Lazio Settentrionale. Inoltre, all’interno delle facoltà, dei corsi che vanno dalla mattina fino ai corsi serali. Questa grande flessibilità si accompagna ad una altrettanto grande – forse unica – eterogeneità delle materie insegnate: si va dall’insegnamento comune (matematica, statistica e quant’altro) fino a corsi molto specialistici che servono a formare professionalità del tutto particolari: ed è questo un punto di forza enorme.

-Lei in cosa è laureato?
In Economia: in questa stessa facoltà, qui a Roma, 35 anni fa.

-Quali consigli per gli studenti che devono affrontare l’esame e quali errori evitare? 
L’errore non dico più vistoso, ma in cui certamente è opportuno non cadere da parte dello studente è quello di mettersi seduto e dire “questo è il mio ultimo esame!” Il che significa, da un canto, ribaltare sul docente la responsabilità (“aho, se me freghi stai attento…”), dall’altro indispone perché si parte con una sorta di ricatto psicologico. 
Un altro errore da evitare è quello di rispondere con i “muggiti”: cioè uno domanda, ad esempio “quali sono i presupposti della teoria classica dell’organizzazione?” e lo studente comincia: “Mmmhmmmm…” – io capisco che uno debba riflettere, ma insomma… E’ sbagliato anche cominciare con un avverbio (“praticamente…”) o una congiunzione (“cioè…”). 

Se devo dare un consiglio, è proprio quello di fare fin dall’inizio frasi, dare una risposta precisa con frasi in cui vi sia un soggetto, un verbo e un complemento: poche cose, ma che esprimano chiarezza nella mente dello studente. Poi si può andare in profondità, ma il fatto di connotare subito la risposta in modo semplice ed esaustivo predispone positivamente. 

di Renato Reggiani

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