Buchi Neri e loro esistenza nella nostra Galassia a Ferrara

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Universinet.it – “Abbiamo una chiara evidenza dell’esistenza di stelle compatte, le cui masse sono concentrate in piccoli volumi – spiegano il Prof. Filippo Frontera e il Prof. Lev Titarchuk del Dipartimento di Fisica dell’Università di Ferrara –  quali nane bianche e stelle di neutroni. Questi due tipi di stelle compatte sono il risultato dell’evoluzione della stella originaria nel corso della sua vita, mentre la compattezza  è il suo destino finale, la sua tomba.

 

Si immagini che un centimetro cubo di stella di neutroni contiene più di mezzo miliardo di tonnellate di materiale. Se però la massa finale della stella è superiore a tre volte quella del nostro Sole, allora le forze di pressione interna della stella non riescono a resistere alla gravità e la stella collassa ininterrottamente, formando un Buco Nero”.Si terrà domani, venerdì 11 e sabato 12 settembre alla Facoltà di Economia, Palazzo Bevilacqua-Costabili, (Via Voltapaletto, 11), il workshop internazionale “Black Holes in Binary Systems: Observations versus Theory”, organizzato per fare il punto sulla comprensione  dell’esistenza dei Buchi Neri (in inglese Black Holes, BH) previsti nella Teoria della Relatività Generale di Einstein.

“In Relatività Generale – proseguono Frontera e Titarchuk – un BH è una regione dello spazio in cui il campo gravitazionale è così forte che niente, neppure la luce, può sfuggire. Il Buco Nero possiede una superficie, chiamata orizzonte degli eventi, in cui gli oggetti possono cadere, ma niente può uscire. Esso è chiamato ‘nero’ in quanto assorbe tutta la luce che lo colpisce, nessuna luce viene riflessa, proprio come il corpo nero della termodinamica”.

Nonostante al suo interno sia invisibile, un BH può rivelare la sua presenza attraverso l’interazione con altra materia.

“Per esempio – conclude il Prof. Frontera – la presenza di un BH può essere dedotta osservando del gas che cade in un buco nero proveniente da una stella compagna a cui è gravitazionalmente legato, come in un sistema binario di stelle. In tal caso ci si aspetta che il gas si muova verso il buco nero in un moto a spirale formando un disco, disco di accrescimento, e che, a causa dell’attrito tra strati gassosi contigui del disco, il gas si scaldi a temperature elevatissime, fino a decine di milioni di gradi, emettendo grandi quantità di radiazione che può essere rivelata da telescopi  in orbita attorno alla Terra. Tali osservazioni sono state effettuate, i dischi sono stati osservati  e c’è un consenso generale che  i Buchi Neri esistono nell’Universo e in particolare nella nostra Galassia”.

 

In allegato lo schema di un sistema binario, in cui si vede la stella normale che trasferisce materia al Buco Nero formando un disco.

Redazione Universinet Magazine
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