UNIVERSINET.IT – In un’epoca segnata dall’iperconnessione, dalle notifiche costanti e da livelli di stress crescenti tra gli studenti universitari, l’Università Europea di Roma (UER) ha inaugurato la prima “Offline Room” universitaria in Italia: uno spazio pensato per favorire la disconnessione digitale consapevole, la concentrazione profonda e il benessere psicologico.
L’iniziativa rientra nel più ampio progetto PROBEN, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), che ha l’obiettivo di ridurre lo stress, contrastare la dipendenza da smartphone e diminuire drasticamente il rischio di abbandono degli studi universitari.
Un ambiente protetto per liberarsi dalle notifiche
La “Offline Room” non è una semplice aula studio. Si tratta di uno spazio raccolto e protetto, con luci calde, sedute comode e arredi essenziali, in cui gli studenti sono invitati a depositare i propri dispositivi digitali all’ingresso per immergersi in un’esperienza analogica e rigenerante. Al suo interno, strumenti per la meditazione, giochi da tavolo, materiali creativi e libri cartacei aiutano a riscoprire il valore del tempo presente, della socialità reale e della creatività non mediata dallo schermo.
L’accesso è volontario e la permanenza consigliata è di almeno 20-30 minuti, tempo sufficiente per ottenere un effetto positivo sul piano emotivo e cognitivo.
Counseling gratuito: crollano i rischi di abbandono
Accanto all’Offline Room, l’Ateneo ha attivato un servizio gratuito di counseling psicologico, rivolto agli studenti che sperimentano ansia, difficoltà relazionali o insicurezze legate allo studio. I risultati sono stati sorprendenti: l’analisi condotta pre e post counseling mostra una netta diminuzione del rischio di abbandono e un miglioramento significativo del benessere emotivo, delle capacità di gestione dello stress e delle risorse personali.
Le principali motivazioni di accesso al servizio riguardano l’ansia e lo stress (38%), i problemi familiari o relazionali (28%), eventi critici (18%) e difficoltà accademiche (15%).
I dati che spiegano un malessere diffuso
Il progetto PROBEN è nato da un’indagine epidemiologica condotta tra gli studenti dell’UER, che ha evidenziato uno scenario preoccupante: il 45% è sedentario, il 59,2% fuma abitualmente, il 56,1% salta i pasti in modo ricorrente e il 40% dorme meno di 6 ore per notte. Il benessere percepito è generalmente moderato, e lo stile di vita appare fortemente condizionato dall’uso problematico dello smartphone e dei social media.
Anche la dimensione relazionale presenta zone d’ombra: pur dichiarandosi soddisfatti dei rapporti sociali (84,7%), molti studenti lamentano competitività e distacco nel contesto accademico. Il 30,3% esprime insoddisfazione rispetto alle valutazioni ricevute dai docenti.
Il modello “I COPPE”: un approccio integrato al benessere
Alla base del progetto PROBEN vi è il modello teorico I COPPE, elaborato da Isaac Prilleltensky, che individua sei dimensioni fondamentali del benessere: interpersonale, comunitaria, occupazionale, fisica, psicologica ed economica.
Sulla base di questo modello sono state sviluppate quattro direttrici di intervento che mirano a migliorare la qualità della vita accademica attraverso attività di counseling, iniziative sportive, laboratori artistici e musicali, oltre a occasioni di confronto e ascolto attivo.
Esperienze analogiche per una mente più lucida
La “Offline Room” rappresenta il cuore simbolico del progetto: un gesto semplice, come riporre lo smartphone in un contenitore, si trasforma in un atto di cura verso sé stessi. L’iniziativa si ispira a esperienze internazionali di digital detox già adottate in altre università, e dimostra come la disconnessione possa diventare uno strumento potente per aumentare la lucidità mentale, migliorare le relazioni e favorire la concentrazione.
Un’università che ascolta
I risultati del progetto PROBEN sono stati presentati in conferenza stampa alla presenza di un ampio panel di esperti, tra cui il Rettore Padre Pedro Barrajón, il professor Ernesto Greco, la professoressa Anna Contardi (referente scientifica del progetto), e numerosi ricercatori e psicologi dell’Ateneo. Moderatrice dell’incontro è stata la giornalista Giulia Cimpanelli.
Il progetto, realizzato in partenariato con altre università italiane e con l’Università degli Studi di Foggia come capofila, si candida a diventare un modello replicabile per il benessere universitario su scala nazionale.



