Scienziati italiani: i cambiamenti climatici possono causare enormi frane sottomarine e tsunami devastanti

Un tsunami generato da una frana sottomarina può attraversare l'Oceano, con potenziali perdite umane e danni alle infrastrutture. I segni di queste frane sono stati rivelati nel Mare di Ross orientale nel 2017 durante la spedizione italiana ODYSSEA.

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Universinet.it – Una squadra internazionale di scienziati ha recentemente scoperto nell’Antartico che antichi cambiamenti climatici furono la causa di gigantesche frane sottomarine, le quali causarono devastanti tsunami nell’Oceano Meridionale.

Nelle viscere del fondale marino, gli scienziati hanno scoperto sedimenti non compatti, resi fertili da alghe fossili microscopiche. Questi strati, incastrati tra sedimenti più compatti, possono portare a cedimenti in caso di terremoti. Queste condizioni si sono formate in un’epoca in cui le temperature in Antartide erano più elevate di oggi di 3 gradi Celsius, il livello del mare era più alto e la calotta glaciale era meno estesa. Il rischio non è limitato al passato: zone simili lungo il margine antartico potrebbero condurre a eventi simili in futuro.

Le conseguenze delle frane sottomarine precedenti hanno permesso agli scienziati di stimare che terremoti futuri lungo la costa dell’Antartide potrebbero innescare ulteriori frane. Questi eventi potrebbero generare tsunami che potrebbero lambire le coste del Sud America, della Nuova Zelanda e del Sudest asiatico. I segni di queste frane sono stati rivelati nel Mare di Ross orientale nel 2017 durante la spedizione italiana ODYSSEA. Un ulteriore viaggio nel 2018 ha permesso di raccogliere campioni di sedimenti dal profondo del fondale marino. I fossili microscopici in questi campioni hanno permesso di ricostruire il clima di milioni di anni fa e di capire come si sono formati gli strati non compatti nel Mare di Ross.

I ricercatori coinvolti nello studio esprimono ammirazione per la potenza del progetto di perforazione scientifica internazionale che ha fornito i campioni di sedimenti. Questo progetto, che ha esplorato il fondale marino per oltre cinquant’anni, ha permesso di svelare segreti della storia del nostro pianeta, delle correnti oceaniche, dei cambiamenti climatici, della vita marina e dei depositi minerali.

I dati geofisici raccolti durante la spedizione del 2017 sono stati fondamentali non solo per identificare le frane, ma anche per selezionare i siti di perforazione. Questi dati, inizialmente raccolti per studi paleoclimatici, si sono rivelati preziosi per un obiettivo diverso. La ricerca è stata guidata da Jenny Gales, esperta di idrografia ed esplorazione oceanica presso l’Università di Plymouth e membro della spedizione IODP. Ha concluso sottolineando l’importanza di questi risultati per la comprensione dei rischi associati alle frane sottomarine in Antartide. Questi eventi non solo possono causare tsunami mortali, ma possono anche distruggere infrastrutture cruciali, con conseguenze economiche e sociali significative. Questi risultati evidenziano la necessità urgente di comprendere meglio il margine antartico e come il cambiamento climatico globale può influenzare la stabilità di queste regioni.

Anche se le frane sottomarine possono sembrare un fenomeno isolato, lontano dall’esperienza quotidiana, le loro conseguenze potenziali sono molto reali. Un tsunami generato da una frana sottomarina può attraversare l’Oceano Meridionale e raggiungere le coste del Sud America, della Nuova Zelanda e del Sudest asiatico, con potenziali perdite umane e danni alle infrastrutture.

Inoltre, queste frane possono danneggiare infrastrutture sottomarine cruciali, come i cavi sottomarini, con evidenti impatti economici e sociali. Questo pone l’accento sull’importanza di monitorare queste regioni e comprendere come il cambiamento climatico globale può influenzarne la stabilità. “La nostra scoperta”, conclude Jenny Gales, “sottolinea l’importanza di monitorare attentamente queste regioni e di approfondire la nostra comprensione delle potenziali conseguenze dei cambiamenti climatici globali. Solo così possiamo sperare di prevenire future catastrofi e proteggere le nostre società dagli impatti potenzialmente devastanti di eventi come questi.”

Mentre le sfide rimangono enormi, lo studio fornisce nuove strade per la ricerca futura e sottolinea l’importanza di una collaborazione internazionale nella scienza per affrontare le sfide poste dal nostro pianeta in evoluzione.

Redazione Universinet Magazine
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