intervista a giovanni soldini

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Uno dei più grandi navigatori della vela italiana ci parla della sua adolescenza, delle prime esperienze in barca…prima dei successi attuali
UN’ ADOLESCENZA CONTRO LE REGOLE
LE PRIME ESPERIENZE IN MARE…….

“Molta parte di questo mio modo di essere deriva dal fatto che c’erano loro, i miei due fratelli, tutti e due molto più grandi di me. Silvio ha otto anni più di me, quell’altro sette. Sin da piccolo vedevo delle cose, erano anni un po’ particolari….c’era un certo tipo di scontro tra generazioni, anche in casa, ed io che assistevo a tutto questo mi sono ritrovato a quattordici anni con delle voglie, che chiaramente mi venivano da tutte le esperienze dei miei fratelli, purtroppo però erano gli abbi sbagliati. (Risata contagiosa) Mi sentivo sfigatissimo…..
Ho sempre visto loro che si divertivano come pazzi e facevano dei macelli pazzeschi e quando sono arrivato io, a scuola, erano tutti in fila per tre…….era un disastro. Tutti i miei coetanei erano tutti più o meno presi dal riflusso, io invece avevo voglia di vedere il mondo un po’ in un altro modo. Comunque secondo me è molto meglio ribellarsi a quell’età che dopo. E’ una buona cosa togliersi le voglie a quell’età….”
LE PRIME FUGHE I CASINI IN FAMIGLIA GLI STUDI
“Sono scappato di casa a quindici anni, senza una lira, facendo l’autostop e vendendo gli orecchini per la strada (risata), poi quando sono tornato m’hanno detto che se non volevo studiare, dovevo trovarmi un lavoro. Così ho lavorato per qualche mese in un cantiere, sono entrato nel mondo delle barche a vela, ho cominciato a lavorare alla costruzione delle barche. In famiglia però insistevano perché finissi la scuola, magari due, tre mesi l’anno. Il resto del tempo lo passavo a navigare. Navigando mi guadagnavo da vivere, e questo è importante, perché, ad un certo punto, se a diciassette anni ti mantieni, a tuo padre puoi dire “che cazzo vuoi” (risata).
Verso i ventun’anni mi capitava spesso di avere due, tre mesi liberi durante l’inverno – allora lavoravo per le barche da crociera e se non riuscivo ad andare ai Caraibi, perché non trovavo un imbarco, mi capitava di stare anche 5 mesi senza fare niente – così ho deciso di iscrivermi all’università….
Sono stati periodi brevi e intensi, quelli vissuti da studente. Mi sono iscritto a Scienze politiche, non facevo molta fatica, e comunque non miravo a prendere trenta e lode a tutti gli esami. Avevo tanta energia….non sono mai stato cannato ad un esame……incredibile (risata).

LA PASSIONE DELLA BARCA A VELA
LE PRIME ESPERIENZE
GLI ARMATORI

“All’inizio andavo sulle barche degli altri ed ero pagato….A lungo andare però è diventato frustante perché mi sentivo come un guidatore d’autobus. Avevo voglia di andare a vela e mi capitava spesso di trovarmi con persone a cui non importava affatto, anche se ho sempre cercato di scegliermi gli armatori giusti, gli imbarchi giusti. Dopo un po’ ti veniva voglia di spararti…..
“Finalmente quando ho trovato un armatore che mi ha dato la possibilità di far le prime regate in solitario ho sempre cercato di creare un’immagine della vela diversa da quella che si ha comunemente in Italia. Ho cercato di comunicare che la vela non dev’essere per forza lo sport dei ricchi, anzi al contrario. I ricchi lo fanno per divertirsi, ma chi fa vela seriamente lo fa per la vita, con passione….e di professione fa il marinaio. Non si può pretendere che uno che fa il capitano di industria abbia risultati seri in una regata (risata)….”

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Redazione Universinet Magazine
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