Antonello Venditti: La sua lezione in Aula Magna all’Università la Sapienza

La guerra è fatta di uomini, di sangue, di sofferenza -dice Venditti- la realtà non è un videogioco, con Lara Croft che combatte, vince o perde.

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di Maricetta Agati
Roma-Antonello Venditti, nel corso della sua lezione alla Sapienza, oltre a parlare del tema della comunicazione ha ripercorso la sua carriera artistica, raccontando degli esordi e delle amicizie professionali avute nel corso degli anni.

Aula Magna colma di studenti circa 2000, inizio ore 10.30, sul palco i “ferri del mestiere”, il pianoforte bianco da concerto con l’immancabile cappello di paglia, il palco luci, l’amplificazione e gli strumenti della band, ma c’è anche, apparentemente fuori posto, il classico tavolo da conferenza.
Ore 11.00 finalmente arriva Antonello Venditti, accolto da un grandissimo applauso.

Quella di oggi sarà una giornata da ricordare, ha deciso infatti di festeggiare il suo compleanno con una lezione-concerto nei luoghi della sua giovinezza più battagliera, il periodo dei suoi vent’anni, gli anni sessanta-settanta, periodo di lotta, di occupazione, di ribellioni, di forti passioni e ideali, di politica attiva, di compagni di vita mai dimenticati
Riceverà finalmente il diploma di laurea in Giurisprudenza mai ritirato dalle mani dello stesso Rettore e sua madre sarà contenta anche se lei avrebbe preferito un figlio-avvocato.

Il tema della giornata introdotto dalla Palombelli è la “Comunicazione di oggi e di ieri”, ma spesso va a ruota libera parlando di sé, coinvolgendo il pubblico in Aula , i navigatori Internet e gli ascoltatori di Radio Rai, che si collega più volte con l’Università.

Il grande fratello ci segue ancora?
Il clima iniziale è quello delle lezioni accademiche e Venditti entra subito in argomento parlando dei giornali o meglio di come i media oggi arrivino a distorcere una notizia a vantaggio dell’audience. “Può esistere una notizia “assoluta”-si chiede Venditti- di fronte allo stesso filmato o fotografia può esistere la stessa didascalia? e perché al “grande fratello”(1984 di Orwell ndr) non piacciono le buone notizie?
La comunicazione non è più omologazione ed eventi del genere-soprattutto in un ambiente come la facoltà di Scienze della Comunicazione- aiutano a capire come cultura è anche saper leggere espressioni di massa e di successo.

Giornali e pettegolezzi
La scaletta di un giornale e di un telegiornale in questi anni si è sviluppata verso una sempre maggiore omologazione. Si inizia con le brutte notizie e si finisce con Naomi Campbell o Claudia Schiffer . Chiacchiera e notizie si intersecano come negli anni 60 facevano giornali come “Grandhotel” o “Novella 2000”. “Oggi il gossip si è trasferito in televisione e la chiacchiera si è trasformata in notizia, perchè è la didascalia che in fondo determina il tipo di relazione e connota ed imprime la notizia.”
“Certo le notizie sono quasi sempre uguali-interviene Barbara Palombelli- ma la spiegazione abbastanza semplice. Il fatto è che i direttori di giornali e telegiornali sono legati tutti da un rapporto di amicizia appartenendo alla stessa generazione e c’è quindi un accordo formale nella graduatoria delle notizie. “

Comunicazione e Internet
“Io sono una entusiasta della rete Internet-esclama Barbara Palombelli– proprio perché credo che ciascuno possa scegliere il suo telegiornale, le sue notizie. Anche mio figlio che non segue i telegiornali televisivi mi diceva di seguire Soldini in tempo reale via Internet e non accendendo la televisione. Io credo che noi adulti dobbiamo incitarvi a essere dei militanti delle nuove forme di comunicazione”
“Ma alla fine qui siamo tutti militanti delle compagnie di comunicazione! La verità alla fine è questa”-sbotta Venditti– “La comunicazione paga la comunicazione. Noi oggi paghiamo i nostri sponsor, paghiamo coloro che pagano per avere la comunicazione e questa è l’estrema beffa. La comunicazione non ha la forza per essere libera dagli sponsor i quali necessariamente andranno ad intaccare la comunicazione”. Si accende una piccola polemica contro l’audience in tv, gli sponsor forzati etc.

Comunicazione e ricerca scientifica
La ricerca negli ultimi anni ha fatto enormi passi grazie a Internet. La necessità di comunicare le ricerche in modo da confrontarle con altre simili in tempi brevi è fondamentale. Così interviene il Rettore. Tutto ciò è comunicazione di massa più di quanto si creda. Lo studente o il ricercatore hanno la possibilità di accostarsi in video conferenza o tele conferenza e lì si crea comunicazione di massa. “Ritengo che tutto sommato bisogna vedere ogni aspetto delle cose e in certi casi fare dei passi indietro per entrare nel vivo dei rapporti umani può essere utile come riaprire i teatri all’interno della università, creare eventi come quello odierno, questo è un modo di consentire una comunicazione positiva gli uni con gli altri.” Il Rettore esorta i giovani, in particolare gli studenti di scienze della comunicazione, a muoversi in varie direzioni, in particolare creando sistemi di comunicazione all’interno dell’Università.

Notizie vere o bufale: esperienze di un direttore.
Giancarlo Santalmassi, ex – direttore dei programmi radio Rai, ricorda la sua laurea alla Sapienza “lo studio-esclama- non è un modo per passare quattro cinque anni, ma un modo per imparare ad utilizzare diversi mezzi come Internet, la televisione o la radio”. Santalmassi racconta quella volta in cui come direttore del TG2 ad un telegiornale delle 13 arrivarono delle immagini di Cernobil tre giorni dopo, vendute forse da CBS o NBC e trasmesse normalmente. Giunse una telefonata della redazione di Trieste che aveva riconosciuto in quelle un’ospedale alla periferia di Trieste. In pratica era stato un bidone! Anche su Internet danno diversi bidoni come quella volta in cui venne data la notizia di Sylvester Stallone che nel periodo di gioventù era andato in Sicilia per fare il gigolò. Lo ripresero tutti i giornali e invece era un bidone dato su Internet. “L’unica cosa che può aiutare in questi casi a difenderci è la cultura”-afferma il direttore Radio Rai annunciando che un sabato di aprile manderà in radio l’intero concerto.

A questo punto Santalmassi legge con trasporto una pagina tratta da “La lunga notte” di Emilio Todini, un uomo di una cultura straordinaria, pittore, poeta, critico di spot pubblicitari per l’Europeo e redattore per il Corriere della Sera. “La Lunga notte” è una lunga notte di un redattore che crede di aver trovato l’oro dei fascisti. Il periodo è il primissimo dopo guerra e Santalmassi porta con sé questa pagina da dodici anni tenendola dietro la sua scrivania.

Educare alla comunicazione
Paolo De Nardis, ex-Presidente del corso di laurea in Sociologia, s’inserisce spiegando gli sforzi della facoltà di sociologia con Morcellini e del Rettore nel cercare di “educare alla comunicazione”. Le radio o la televisione come anche le canzoni hanno subito un’evoluzione notevole in un’Italia sempre restia a fare attecchire delle novità. Le stesse canzoni dagli anni sessanta ad oggi son cambiate molto. Anche nell’ambito delle telecomunicazioni il telelavoro ha permesso a molte donne di lavorare da casa in condizioni sicuramente più favorevoli. E’ una continua scommessa che si fa per portare avanti alcune novità in tutti questi campi.
Venditti durante la giornata, si lascia trasportare dai ricordi, riflette sulle tematiche più scottanti del mondo attuale, s’interroga su cosa vuol dire comunicare oggi, come la musica, linguaggio universale, aiuti a trasmettere più di tante parole, si commuove fino alle lacrime quando pensa ai suoi amici oggi scomparsi, o a sua padre Vincenzo capito solo all’ultimo. Porta i suoi cinquant’anni magnificamente veste in jeans e camicia bianca, lui che a vent’anni era un capellone scapestrato e come i suoi coetanei indossava lo stesso maglione, gli stessi pantaloni e l’immancabile eskimo per anni, reagendo politicamente al consumismo e al capitalismo.

La guerra è fatta di uomini, di sangue, di sofferenza -dice Venditti- la realtà non è un videogioco, con Lara Croft che combatte, vince o perde. La verità è che ci sono esseri umani, con i loro drammi e la comunicazione deve tener conto di questo. Venditti insiste sul desiderio profondo di unire alla comunicazione tecnologica anche i sentimenti, il sentirsi vicini a situazioni difficili presenti nel mondo. Come rendere questo senso di umanità sopra la notizia? Quante volte abbiamo avuto assassini condannati già prima dalla notizia. Venditti comincia a cantare vecchi successi accompagnato dal coro degli studenti. Canta Le cose della vita;Bomba non Bomba; Compagno di scuola Poi si lascia trascinare dai ricordi. Pensa a vecchi amici con cui ha condiviso molti dei suoi anni sia come artista che come uomo. Ricorda Rino Gaetanouna persona meravigliosa, una persona del Sud” le sue canzoni (“Gianna” ripresa dagli Articolo 31), le gite in macchina con De Gregori percorrendo quella strada dove Gaetano un giorno all’alba incontrò la morte. E ancora Ivan Graziani che era un grande chitarrista e che scriveva bellissime canzoni. Ricorda la tournè ‘76-‘77 quando Graziani gli faceva da chitarrista e contemporaneamente lavorava con Lucio Battisti. Infatti sia Venditti che Battisti si trovarono per un periodo a dividere lo studio ad Anzano e e il chitarrista appunto Ivan Graziani. Racconta anche un’aneddoto. Graziani e il problema parcheggio. Tutte le volte che dovendo suonare con Venditti e venire a Roma era costretto a lasciare la macchina al parcheggio dell’aereoporto pagando un sacco di soldi allora ci si veniva incontro spostandosi a turno tra Roma ed Anzano. Venditti ricorda anche il sassofonista di “Elio e le Storie Tese”, come anche Fabrizio De Andrè, la cui amicizia all’inizio un po’ difficile si è poi nel tempo rafforzata profondamente. Antonello, i concerti e gli anni del movimento studentesco.“La cosa più importante è il vostro comunicare”-dice Venditti pensando al periodo negli anni settanta, quando cantare canzoni insieme a chi cantava sul palco ai concerti era una “eresia”. L’atmosfera era intima ma estremamente solitaria: una frattura tra il palco e il pubblico che partecipava “razionalmente” ma senza essere coinvolto emotivamente. Venditti ricorda le manifestazioni di grosso richiamo come le feste popolari, le feste dell’Unità, Lotta continua e la musica era uno strumento fondamentale per chi doveva mandare messaggi politici. “Erano anni di politica attiva per i giovani di sinistra e di destra-continua- e c’era un disegno politico preciso che si chiamava P2”. Negli anni del movimento studentesco, il primo atto era occupare l’Aula magna e l’affresco di Sironi (da sfondo in Aula Magna) era invisibile.” Sironi, uno dei più grandi personaggi che la storia dell’arte possieda e che possediamo anche noi-riconosce Venditti-è stato accumunato al regime fascista ma io penso che l’arte venga leggermente prima o voli sopra la politica. Non è militanza o demagogia, non ero meno comunista se vedevo Sironi -dice Venditti- . Incontrarsi non vuol dire aderire alle idee degli altri ma è l’incontro di due persone o due attività politiche che la pensano diversamente e che si confrontano per la religione, per la storia o per altri valori fondamentali”. Venditti crede che non bisogna aver paura del futuro. La speranza per ognuno di noi è non essere passivi nei confronti delle cose che avvengono, ma di essere protagonisti, anche se a volte ci si può sentire soli come una barchetta in mezzo al mare Ognuno di noi infatti ha delle reazioni diverse agli eventi quotidiani e mondiali e la comunicazione dovrebbe tenerne conto come deve tener conto anche delle libertà individuali .Il discorso sulla comunicazione si sposta sulla libertà che tanti poeti hanno cantato e per cui tante persone si sono immolate e combattuto oggi ci dobbiamo chiedere cosa vuol dire essere liberi naturalmente con tanta serenità.Venditti canta “Stella” dedicandola al giudice Falcone ma soprattutto alle scorte, eroi spesso nell’ombra. Poi canta ancora “Peppino” canzone carica di emozione. Antonello Venditti si commuove molto forse pensando al padre e ai suoi amici di sempre. L’applauso è calorosissimo. Venditti ritorna alla fine a parlare di Internet sostenendo l’importanza di rendere popolare un mezzo così importante proprio per avvicinare i giovani studenti che non hanno le possibilità economiche o un papà pronto a pagare. Sono quasi le ore 16.000 e Venditti saluta i navigatori che hanno seguito l’evento su Internet, ma anche tutti i suoi fans dell’aula magna con le mitiche “Ci vorrebbe un amico” e “Ricordati di me”. Cantiamo tutti, stanchi delle tante ore trascorse in sua compagnia…  A presto Antonello

Redazione Universinet Magazine
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